BabelBus

La mobilità degli abitanti della capitale è regolata in parte dalla rete viaria di autobus, metropolitane e tram gestiti dall’ ATAC, la società che gestisce i trasporti nel comune di Roma e zone limitrofe, nello specifico  “Agenzia del trasporto autoferrotranviario del Comune di Roma”, ma Verdone  in un famoso film rinominava “ Associazione Teologica Amici Cristo” !
Esistono circa 352 linee di bus, di cui 22 notturne che vanno dalla numerazione ad una cifra fino a tre.
I romani conoscono a memoria  i percorsi delle linee e gli snodi principali, tanto da essere abilissimi nel dare informazioni su come arrivare a destinazione a chiunque lo chieda.
Molti tragitti hanno segnato la mia adolescenza e giovinezza, mi ricordo zone precise che frequentavo, posti che desideravo raggiungere, visi di gente sconosciuta che  incontravo alla medesima ora. Alcuni autobus che provenivano ed arrivavano da un quartiere all’altro conducevano su di loro determinati tipi di persone riconoscibili e riconducibili al loro quartiere di partenza.
In questi anni varie cose sono cambiate a cominciare dagli stessi bus, dotati oramai di aria condizionata, schermi video di ultima generazione ma soprattutto e fortunatamente pedane per l’accesso facilitato delle persone disabili. Ed anche le persone stesse che li frequentano sono cambiate.
Avete mai preso un autobus a Roma? Ma anche a Milano o a Firenze, diciamo nelle grandi città italiane ormai diventate un crogiuolo di culture  multietniche. Ebbene, non so se provate la mia stessa sensazione, mi sento come in cima alla Torre di Babele, anche se il fruscio, l’onda sonora di voci si sviluppa per orizzontale e non per verticale, un frastornante sciame di cadenze, intonazioni differenti a volte melodici a volte gutturali.
 Italo- Francesi mezze italiane che parlano italiano e/o francese a seconda che si vogliano far capire o no, Filippini che parlano il filippino, una lieve e dolce ninna nanna quasi una canzone musicale di una indonesiana, Rumene che gridano incazzate, Coreani, Giapponesi e Cinesi che non saprei riconoscere se non vagamente dalla loro lingua, Arabi che parlano il francese, turisti americani, Indiani che parlano l’inglese, Italiani dall’accento pugliese o bresciano o calabrese. Germani che parlano tedesco, Svizzeri che parlano italiano.
Il massimo  poi è quando 2 stranieri comunicano fra di loro in italiano come una filippina con un indiano.
Ed allora Benvenuti a Babele! Secondo il racconto biblico, all'epoca gli uomini parlavano tutti la medesima lingua. La torre era anche un simbolo di unità tra gli uomini e dell'umanità con Dio. Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo sì che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine.
Che obiettivo aveva Dio quando ha dato ad ogni uomo la possibilità di esprimersi con un idioma diverso ad ognuno?
In principio era il Verbo, con cui il Dio comandò, creò un ritmo armonico, una vibrazione che diede origine all’universo.  Verbo attraverso il quale si esprime il proprio essere e la propria identità.
Cosa rappresenta una lingua? Una storia, delle tradizioni che identificano un  popolo con una propria cultura. Gli Arabi infatti non hanno il futuro, poiché solo Allah può conoscerlo, per i Giapponesi la negazione non è così forte come nelle lingue occidentali  per non essere scortesi con un netto rifiuto, e così via.
Citando Chomsky “Le strutture superficiali delle lingue si richiamano dunque ad una struttura più profonda e sono rappresentazioni di un modo di conoscere il mondo. Ad esempio: la sequenza soggetto-predicato è una struttura superficiale che sottintende ad una struttura cognitiva più profonda, la quale corrisponde ad un modo di pensare, ad un modo di organizzare il pensiero.” A un modo di essere aggiungo io che come tale può essere solo il mio.
A volte penso che questa mistura di genti tolga qualcosa al mio essere  e all’ appartenenza alla mia storia; altre volte che questa confusione sia un arricchimento, perché da quel qualcuno che parla un linguaggio diverso dal mio,  io potrò imparare altro e  amare le differenze  arricchendomi  del suo modo di vedere le cose.
Dunque  contaminazione di lingue, neologismi , linguaggio della chat. La lingua italiana è in movimento e gli storici la considerano come una forma di ricchezza lessicale ed allora cerchiamo almeno di tutelarla un po’ e di parlare con proprietà , ne sarà contento il Prof. Sabatini dell’Accademia della Crusca e  l’amica Carlotta che sosteniamo nella sua battaglia sull’uso improprio del “Piuttosto che “
Quanto a Dio non so quale fosse la sua intenzione, so che quando si aprono le porte dei bus e tutti scendono immagino  questi popoli  che si sparpagliano su tutta la terra,  ma so anche  che gli uomini  possono decidere di capirsi con  un semplice gesto, o attraverso la musica o lo sport. Non ci sono differenze, ma siamo tutti  uguali come decanta Totò nella “A livella”.

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