Il trailer non mi
aveva convinto. Di solito, scelgo i film da vedere al cinema così, ma questo
non mi ispirava tanto da spenderci 8 euro. Sentivo pareri contrastanti, chi
gridava al capolavoro, chi tanto per
citare Fantozzi, alla cagata pazzesca, riferendosi alla Corazzata Potemkin, ma non è questo il caso.
E così, a seguito
della vittoria dell’Oscar come miglior film straniero e dato che stasera lo
hanno passato in tv, ho deciso di vedere questa grande bellezza !
Ecco quello
che penso: il film è bello, malinconico, poetico, ma non è forse IL capolavoro
assoluto da meritare l’Oscar. Nonostante ciò, sono contenta che lo abbia vinto
un regista italiano, tanto per far emergere
un po’ di sano patriottismo, visti i tempi…. Insomma, per una volta “proud to be italian…”.
Il film è
girato e montato molto bene, tutto dolly e panoramiche a go go, movimenti di
macchina fluidi all’inseguimento dei luoghi mozzafiato (fotografia fantastica,
Bigazzi non si smentisce) e dei personaggi. Personaggi che estasiati dalla
bellezza di Roma vista dal Gianicolo, riescono ad accasciarsi a terra morti…
Colpiti da sindrome di Stendhal? E meno male che ancora qualcuno lo fa questo
viaggio in Italia, incredibilmente anche per vedere i crolli di Pompei … perché
pare che questa grande bellezza solo noi
non riusciamo a vederla.
Ma torniamo
a noi, ci sono molte chicche.
Dai
personaggi femminili : la Serenotta Grandi ormai sfatta, la piccola bambina
pittrice di talento, rivelazione del mondo dell’arte contemporanea, ma soprattutto
la nanerottola, direttrice del giornale per il quale scrive il protagonista
Servillo/Gep. La perfetta copia della sartina Edna degli “ Incredibili”,
doppiata in italiano da Amanda Lear. Ma anche l’artista che si è fotografato ogni
giorno della sua vita, il chirurgo estetico costosissimo, il cardinale che
dispensa ricette, la selfie e le foto con la santa.
L’elemento
religioso è presente in maniera forte sin dall’inizio e culmina con l’incontro
con la suora-santa sdentata, devo dire che la salita della scala santa mi ha
fatto ricordare l’ultima via crucis di Papa Wojtyla, davvero quello che conta è
solo la fede, e la fede è un dono, o si ha, o non si ha ! Forse è quello che il
protagonista cerca, non la bellezza, ma la fede. Ecco perché sono importanti le
radici, è da dove proveniamo, e forse Sorrentino ha nostalgia dei suoi antenati,
forse gli mancano i genitori che ha perso da adolescente. Questo Oscar è
dedicato anche a loro difatti.
Non c’è
storia, c’è solo ricerca. Un omaggio di 2 napoletani a Roma, la città eterna.
La città di Pietro che detiene le chiavi delle porte che conducono al Signore,
alla fede, come il personaggio affidabile, sicuro di Pasotti. L’occhio gode,
segrete stanze e giardini non facilmente visitabili dai turisti, Sorrentino
ha aperto le porte di alcuni luoghi che noi umani non potremmo mai vedere:
palazzi sontuosi sparsi per la città, il giardino degli aranci, piazza dei
Cavalieri di Malta, il Chiostro del Bramante, una delle statue parlanti Marforio
: una Roma insolita.
Questo
film inoltre fa concorrenza a Baaria di
Tornatore, non si sa chi ci ha messo più comparsate dentro…… Ferilli, Venditti,
Verdone, Ferrari, Buccirosso, Marinelli, Lillo, Ardant ecc ecc ecc
Insomma un marchettone,
come le inquadrature dedicate alla mega insegna della Martini e alle casse in
bella vista di Birra Peroni !!!! Tanto per non farci mancare nulla.
Non è un
film sulla movida, nemmeno sulla ricerca della bellezza, bensì della fede. La Santa
sul trono di vimini ridà al protagonista la speranza, che gli permetterà di scrivere
finalmente il suo secondo libro.
Insomma, giudizio
complessivo : 8 e mezzo ;-)
Ed io
concluderei con questa riflessione ”Che giova all’uomo se guadagna tutto il
mondo e perde l’anima sua?” Citazione
dal film ??? Indovinateeeee
Le frasi migliori:
“Tu che lavoro fai?” “Io? Io sono
ricca” “Bellissimo lavoro”.
“Non mi
accontentavo di andare alle feste, volevo il potere di farle fallire”
“Mamma mi fai arrossire”
“Te faccio ritornà a 20 anni fa,
quando a fine agosto pioveva sempre”
“ I nostri trenini sono belli perché non vanno
da nessuna parte”
“Signora, io ho sposato la povertà e
la povertà non si racconta, si vive”
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