Che ne sai tu di un campo di grano....

Con molto entusiasmo e grande curiosità abbiamo visitato il nuovo tempio del cibo romano, Eat Italy in versione ristrutturata per gli appassionati di gastronomia, ovvero “tutti noi”.
Sono lontani i tempi in cui sia andava ballare all’Air Terminal Ostiense allora fatiscente.
Davvero un bel lavoro, delizia per gli occhi e per il palato, 4 piani interamente dedicati alle specialità del nostro bel paese. Diviso per reparti e tra i reparti anche per regioni: piadine romagnole, dolci di ogni tipo, fritti profumati, salumi e formaggi di ogni specie,mercato ortofrutticolo, carne, pesce, osteria romana, caffetteria, spezie, vini e olii in fila in bellavista, pasta fresca, libreria con idee regalo di percorsi alla scoperta di genuini sapori, e per finire sale riunioni all’ultimo piano per corsi e degustazioni dedicate ai fedelissimi ed agli amanti del buon gusto, e per di più un super tavolo in muratura per le cene che 12 famosi chef prepareranno per i fortunati che riusciranno a prenotare sul web una cena alla modica cifra di € 300 cadauno, che però verranno devolute in beneficenza.
Siamo passati dalle mode di cucine etniche: cinese, africana, indiana, alla macrobiotica, ayurvedica , vegetariana e vegana, metodo Kousmine, ed il passo ulteriore il raw food, ovvero cruditè, i sostenitori dicono che bisogna mangiare tutto crudo perché i cibi perdono le loro proprietà nutritive ed organolettiche, cibi bio, e di ottima qualità per tutti i gusti ma non per tutte le tasche (solo Mastercard ) soprattutto per l’acquisto dei prodotti, onestissimi invece i costi dei vari ristoranti. Le mode passano ma la cucina mediterranea continua a trionfare, un successone.
Primo week end di panico per i dipendenti del grattacielo di vetro presidiato da Slow Food.
Persone affamate che cercavano disperatamente di avere un piatto per pranzare, ma vista la mole di lavoro fortunatamente della domenica, alcuni ristoranti nell’ora di punta si sono dovuti fermare per riorganizzare i coperti, ed ecco che allora alle spiegazioni gentili ed educate del personale, la gente insistente voleva a tutti i costi che gli venisse servito un pasto caldo o freddo,una vera e propria giungla. Quando si parla di bisogni primari… tanto per citare Maslow, diventiamo proprio degli animali, altro che Totò e Albertone con spaghetti e maccaroni alla “mo me te magno”. 
Forse sarebbe il caso di riconsiderare un po’ come sia la terra che ci dà sostentamento con la sua produzione generosa. Naturalmente però deve essere seminata ed allora perché parliamo ancora di disoccupazione giovanile al 32% ? Come diceva qualcuno “tutte braccia rubate all’agricolturaaaaaa !!!”

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